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I miei Summicron sono radioattivi?

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I miei Summicron sono radioattivi? Finalmente ho potuto misurarli per verificare se tra le lenti esiste un'attività radioattiva. Le mie rilevazioni non vogliono essere niente di scientifico ma semplici curiosità, svelate grazie all'impiego di un piccolo dosimetro amatoriale.
Per commentare i dati e le immagini,  eseguite quasi per gioco, mi sono rivolto all'amico Marco Cavina,  esperto conoscitore del tema in quanto in passato ha effettuato approfondite ricerche in proposito.
 
Vi consiglio vivamente di leggere i suoi innumerevoli articoli tra cui :
 
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Gli obiettivi sono stati misurati con un dosimetro che ha indicato un background di fondo per l'ambiente pari a 42 CPM (cioè counts per minute, ovvero particelle nucleari misurate sull'unità di tempo di 1 minuto; lo switch consentirebbe anche di misurare con scala di riferimento in microSievert su ora);
 
 
 
I tre Summicron 50 mm f.2 utilizzati per la nostra ricerca. Si noti ai due estremi, i due esemplari con l'evidente ingiallimento delle lenti frontali,
 
 
l'esemplare più recente, matricola 1.114.422, risulta praticamente inerte, con due misurazioni da 43 CPM e 51 CPM, sostanzialmente sovrapponibili al background ambientale (piccole variazioni rientrano abbondantemente nella tolleranza dell'apparecchio e risentono anche della posizione, della distanza dal soggetto, etc.);
 
 
 
viceversa, gli esemplari più tardi mostrano letture decisamente più alte ed incompatibili con fattori ambientali "passivi": il Summicron matricola 1.041.603 fornisce - nella parte anteriore - una lettura di 1.391 CPM e l'esemplare quasi coevo con matricola 1.041.319 una misurazione da 1.474 CPM, sempre riferiti alla parte frontale dell'obiettivo.
 
 
 
 
 
 
 
In quest'ultimo caso si tratta di una lettura pari a circa 35 volte il background di fondo, il che rivela un'attività apprezzabile; come termine di riferimento indiretto, il mio esemplare del noto obiettivo SMC Takumar 50mm f/1,4 a vite 42x1mm prodotto dalla Asahi Kogaku ad inizio anni '70 (famoso per la sua apprezzabile radioattività) fornisce sulla lente posteriore una lettura pari a circa 180 volte il background di fondo, cioè più o meno 5 volte in più rispetto al Summicron 5cm f/2 in questione.
 
 
 
Naturalmente, per definire una eventuale ed ipotetica situazione di "rischio personale", queste "misurazioni" vanno contestualizzate; è noto che, nella maggioranza dei casi, l'attività nucleare negli obiettivi fotografici è dovuta alla presenza di ossido di torio, usato per lungo tempo nei vetri ottici Extra Dense Crown (SSK) per fornire valori rifrattivi prossimi ad 1,7 ed una dispersione ridotta, con numero di Abbe superiore a 50: il torio in amalgama nel vetro, dopo alcuni lustri decade in isotopi in stadio più "eccitato" rispetto a quello di partenza, con particolare riferimento al Tallio-208 che ha un half-decay molto rapido ed una emissione cospicua, responsabile anche delle "modificazioni metamittiche" che caratterizzano il vetro (il classico ingiallimento, con viraggio cromatico verso il giallo-bruno).
 
il nocciolo della questione sta nel fatto che queste emissioni nucleari sono composte da particelle di classe Alfa, Beta e Gamma: le prime due vengono fermate da anche da schermi inconsistenti, come un foglio di carta, e difficilmente riescono a penetrare in profondità nei tessuti viventi anche stando a contatto, quindi non sono pericolose; ben altro discorso per le particelle Gamma, molto penetrative ed in grado di superare anche schermi metallici di notevole spessore ad una certa distanza: la continua e forte esposizione a queste ultime è sicuramente da sconsigliare.
 
Ebbene, i dosimetri semplificati che vengono solitamente impiegati amatorialmente per queste misurazioni forniscono una lettura cumulativa, senza specificare ulteriormente la cernita dei tre tipi di particelle: in questo modo due misuazioni assolute identiche (ad esempio: 500) non forniscono una indicazione reale sull'eventuale "pericolosità" del soggetto misurato, dal momento che in quel novero complessivo potrebbero essere presenti moltissime particelle Alfa e Beta, sostanzialmente innocue, o viceversa numerose del tipo Gamma, preconizzando un rischio ben maggiore.
 
 
L'unica cosa certa è che i due Summicron 5cm f/2 più datati contengono elementi che forniscono inequivocabilmente una emissione attiva; fino a questo momento le ricerche di chi scrive avevano appurato come, inizialmente, alla Leitz fosse stato utilizzato un vetro ottico di origine Chance Borthers e concepito a fine 1943, in piena guerra; tale vetro tipo 691458 sarebbe stato utilizzato nella serie prototipica Summitar* e nei primi Summicron di preserie, fino all'incirca alla matricola 922.072 e, curiosamente, conteneva già un 18,4% di ossido di Lantanio ma anche il 13,5% di ossido di Torio, responsabile della radioattività; successivamente, i chimici Broemer e Meinert della vetreria di Wetzlar misero a punto il vetro Leitz 694545, passato poi alla storia come LaK9, che fa uso esclusivo di ossido di Lantanio, teoricamente non radioattivo.

Tuttavia il lantanio veniva raffinato partendo da sabbie alluvionali birmane a base di Monazite, un fosfato di lantanio, ittrio, cerio e torio, elementi che formano legami molecolari tali da rendere difficile la separazione di uno dall'altro, per cui i primi lotti di vetro 694545 / LaK9 prodotti a cura della stessa Leitz presentano casi randomici di blanda radioattività dovuta all'imperfetta raffinazione del lantanio impiegato; questo vetro fu utilizzato sui Summicron (leggermente ricalcolati per adattarli al nuovo materiale, simile ma non identico al vetro Chance Brothers) a partire dalla matricola 993.000 e per circa 40.000 matricole a seguire sono stati segnalati casi di blanda radioattività, senza uno schema ricorrente.

Le ottiche discusse in questa sede suggeriscono due interrogativi: da un lato la loro matricola supera 1.041.000, quindi eccede i lotti entro i quali, finora, erano stati individuati questi esemplari leggermente radioattivi, spostando quindi il riferimento temporale; in seconda istanza, la "radioattività" misurata, sebbene in termini assoluti non pericolosa (è appena 3,5 volte superiore di quella ambientale che possiamo rilevare in contesti sfavorevoli come, ad esempio, i paesini laziali costruiti sul tufo vulcanico), è marcatamente superiore a quella finora misurata sugli esemplari di Summicron a cavallo del milione, quelli il cui lantanio risultava sporadicamente contaminato da tracce di elementi attivi, quasi come se il vetro utilizzato adottasse una quantità di ossido di torio così alta da essere voluta, cosa peraltro esclusa dalla composizione chimica del vetro LaK9, miscelato con un 41,2% di ossido di boro ed alluminio, un 46,6% di ossido di lantanio ed il rimanente coperto da ossidi di elementi bivalenti (calcio e magnesio), con esclusione categorica di materiali radioattivi.
 
 
Da questo possiamo desumere due cose: o in questi specifici esemplari la contaminazione del lantanio raffinato è superiore alla media oppure il dosimetro utilizzato per le misurazioni tiene conto di ogni particella nucleare percepita, compreso le più blande ed innocue, fornendo una lettura più "ansiogena" del dovuto; resta comunque interessante la constatazione che i Summicron 5cm f/2 leggermente attivi si spingono ben oltre la matricola 1.041.000.
 
(Marco Cavina)
 
  
 
 
Un caloroso ringraziamento al caro amico Marco Cavina 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 
 


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